I cicli del sonno nei bambini
Appena venuti al mondo, i bambini hanno bisogno di dormire molto tempo; di fatto, restano svegli solo per nutrirsi, lasciando a volte i genitori – soprattutto quelli che lo diventano per la prima volta – nel dubbio che siano effettivamente in buona salute. Tanti neonati, inoltre, non imparano immediatamente la differenza tra giorno e notte e può capitare che restino più vigili durante le ore notturne e riposino invece maggiormente con la luce del sole. In generale, i neonati dormono circa 8 ore di giorno e altrettante di notte e, dato che hanno uno stomaco molto piccolo (alla nascita ha circa le dimensioni di una ciliegia) devono mangiare molto di frequente, almeno ogni 2-3 ore nell’arco della giornata, momenti che coincidono con i loro stati di veglia.
Attorno ai 3 mesi – pur con le dovute eccezioni – i bambini prendono un proprio ritmo, iniziando a dormire dalle 6 alle 8 ore durante la notte. Nel caso in cui si dovessero svegliare ancora spesso, è consigliabile consultare il pediatra, perché potrebbe esserci un problema, magari legato alla crescita. Solitamente, comunque, i problemi di sonno nei neonati sono dovuti ai cosiddetti “scatti di crescita” oppure a una sovrastimolazione, che mantiene i piccoli in uno stato di eccessiva eccitazione impedendo loro di addormentarsi.
Le fasi del sonno nei bambini sono sostanzialmente 6:
1. Il sonno profondo
È la fase in cui il bambino dorme più profondamente, senza compiere alcun movimento e mantenendo un respiro tranquillo e regolare. Svegliare i bambini durante questa fase (chiamata anche Non-Rem) è molto difficile, in quanto non reagiscono agli stimoli.
2. Il sonno attivo e leggero
Chiamata anche fase Rem (acronimo di Rapid Eye Movement), questa fase si caratterizza per i movimenti che compie il bambino durante il sonno, tra cui quelli degli occhi sotto le palpebre, ma anche sorrisi, ammiccamenti o stiracchiamenti di braccia e gambe e per il respiro, che si fa più irregolare rispetto alla fase di sonno profondo. Durante la fase di sonno attivo e leggero – che si succede molto di frequente tra i bambini fino ai 3-4 anni di età – un rapido risveglio è estremamente facile.
3. La veglia quieta
Il neonato è ancora tranquillo, ma tiene gli occhi aperti e osserva l’ambiente che lo circonda. È il momento migliore per interagire con lui, giocando o effettuando il massaggio neonatale.
4. La fase di transizione
È il primo passo verso l’addormentamento; i genitori possono accorgersi che il bambino è entrato in questa fase osservando una minore attenzione e una diminuzione delle attività motorie. Tanti bambini, inoltre, iniziano a stropicciarsi gli occhi, che spesso si chiudono, tanto che alcuni piccoli fanno quasi resistenza per tenerli aperti. Si tratta di un momento molto delicato durante il quale gli stessi genitori possono mettere in pratica alcuni utili accorgimenti per favorire l’addormentamento dei piccoli, tra cui, per esempio, abbassare le luci, ascoltare musica rilassante, leggere una storia o giocare tranquillamente sul tappeto.
5. La veglia attiva
Se il bimbo non riesce ad addormentarsi tranquillamente al termine della fase di transizione, può passare dalla veglia quieta alla veglia attiva, una fase durante la quale il piccolo mostra numerosi segnali di insofferenza e nervosismo e che può precedere il pianto.
6. Il pianto
È il momento che desta più preoccupazione tra i genitori. In realtà, i neonati piangono molto spesso prima di addormentarsi, quindi si tratta di un fenomeno perfettamente normale. Durante questa fase, è importante che i genitori non si innervosiscano e cerchino invece di rilassare il neonato, per esempio prendendolo in braccio o cantandogli una ninna nanna. I bambini, infatti, non hanno fin dalla nascita la capacità di autoregolarsi e il pianto è la manifestazione di un disagio emotivo al quale da soli non riescono a trovare soluzione. In generale, quando si parla di bambini e sonno, è importante che i genitori siano consapevoli che un bambino che si addormenta sempre per sfinimento dopo un pianto dirotto non è emotivamente sereno; di conseguenza, benché sia normale che un neonato pianga a volte prima di addormentarsi, è buona norma che chi si prende cura di lui attui una serie di strategie volte a prevenire il pianto, favorendo invece il rilassamento e un addormentamento più tranquillo e graduale.